
Il libro ha un titolo onesto: “LIBRO ROTTO”. Difatti è un libro che non funziona. A mio avviso è una cagata. Lo dico in modo che, chi non abbia tempo da perdere conosca il succo della mia opinione a riguardo. Ho faticato a finirlo, ed ai miei tempi, da ragazzetto, mi sono letto da capo a termine la Bibbia, “l’ Ulisse” di Joyce, l’elenco telefonico e “La critica della ragion pura”. Vengono narrate le gesta di Joe Rotto, pusher luciferino, spacciatore di droga e di ogni genere di merce possa alimentare il vizio umano. Lo accompagna un cagnetto, tipo Chihuahua, a nome Sid. La trama si dipana per routine, episodi che descrivono le avventure di Joe, ovvero le storie che deve portare a termine, in sostanza: debiti da riscuotere e consegne da eseguire. Il tutto caratterizzato da una scrittura piatta, tanto pretenziosa quanto banale e didascalica. Joe è delineato grossolanamente come un sulfureo personaggio alla “Simpathy for the devil”, più specificatamente, come scritto nella prefazione, con firma in calce di Sandro Veronesi, viene definito dal protagonista della canzone di Fabrizio De Andrè e Francesco De Gregori:”La cattiva strada”, e ancor più definito dalla processione di figure che lo attorniano, famose e meno famose, ma tutte ugualmente stereotipate nella descrizione e nei dialoghi. E nella mezza dozzina di illustrazioni//vignette a corredo del volume, viene rispecchiata la sua immagine di figura longilinea, vestita elegantemente da abiti di alta sartoria, dalla testa ovale, con tre lunghi capelli, un’occhio buono e uno no, un sorriso perenne da orecchio ad orecchio, denti a punta, spesso dalla bocca spunta una sigaretta fumante appesa ad un lungo bocchino. A margine il cagnetto Sid, sempre uguale a se stesso, che pisci o no. Il tutto è punteggiato da giochi di parole e calembour degni del più becero Bergonzoni come di un qualunque titolo della Gazzetta dello Sport, che non risparmiano neppure il testo delle illustrazioni//vignette. Tanto per capirci: “I torni contano” sta una spanna sopra la media del totale. Come ciò non bastasse, le citazioni sopra, sotto e in mezzo alle righe si sprecano, come se l’autore (Luca Buoncristiano) ci tenesse particolarmente a far sapere che lui è di buona cultura, cosa che indubbiamente gli si può riconoscere. Insomma, Joe combina i suoi intrallazzi in mezzo mondo, sino ad arrivare al climax del romanzo: dopo che il cagnetto Sid s’è fatto un viaggio intergalattico sparendo dal libro, finisce che Joe va in California a recuperare il debito di Michael Jackson, che consiste in rifornimenti di bimbetti e cazzi vari, sequestrandogli il suo Luna Park privato: Neverland.
Fine.
